«Dammi un cuore che ascolta» (1Re 3,9). Appoggiare l‟orecchio ad una conchiglia per sentire il rumore del mare è sapore d‟infanzia che annuncia la possibilità di tornare al principio, udire il mugghiare della Creazione, radice dalla quale siamo tratti (Gen 1,1; Gv 1,1). È curioso che mostrando il ritaglio dell‟opera di Edouard Boubat il guscio – evidente nello scatto completo – evochi in colui che guarda immagini differenti; così una bimba vi ha visto un pezzo di legno (1Pt 2,24), un amico prete il piede di un Crocifisso (Lc 7,38; Mt 28,9; Mc 5,22), un‟amica una placca di roccia (Dt 32,4; At 4,11; 1Pt 2,7). Sì, perché la vocazione viene da lì, dall‟ascolto della Parola che si è fatta carne e genera alla fede (Rm 10,17) dalla relazione personale, intima e affettuosa con il Crocifisso Risorto e con il suo corpo che è la Chiesa, l‟Eucaristia. È esperienza d‟infanzia (Mt 18,3), ritorno al principio nel quale tutto è creato (Gv 1,10), sapore dell‟immagine primigenia (Sap 2,23), desiderio inespresso o ancora sconosciuto di ritornare alla somiglianza, di vivere ciò per cui siamo fatti (Sal 100,3; Ef 1,11), la vita in Cristo (Gal 5,22). E tale vita sgorga, insieme al sangue e l‟acqua, dalla ferita di quel costato (Gv 19,34; 1Gv 5,6) capace di far intravvedere attraverso la realtà il cuore di Dio, Trinità Misericordiosa, comunione, amante dell‟uomo (Ct 2,14; 1Cor 10,4). È con l‟orecchio poggiato sul Cuore di Cristo (Gv 21,7) che possiamo intuire il battito eterno della vita dello Spirito (Rm 8,16) che attesta ad ogni uomo la sua vera identità di figlio e la sua chiamata alla libertà vera (Eb 10,9; Gc 1,25). È da quell‟orecchio, poggiato sul cuore della Chiesa e su quello di tutta l‟umanità che è possibile intuire la propria vocazione, l‟intuizione che viene dall‟intimo recesso del cuore, nel quale il Padre ha seminato i suoi desideri, i nostri più veri, l‟invito che ci fa scoprire i destinatari del nostro amore, fa intendere non soltanto „chi sono‟ ma «per chi sono io»
(Papa Francesco, Veglia di preghiera in preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù, 8 aprile 2017): ed è la vita (Gv 6,51). E tu, discepolo amato, che cosa senti battere per te?