Per molto tempo solo le stelle abitavano nell’alto dei cieli.
Il mondo portava l’abito di lutto.
La terra camminava in solitudine in queste tenebre,
solo i vicini conversavano gli uni con gli altri,
e spesso intorpidivano o si addormentavano cadendo in sonno profondo.
Gli animali non si conoscevano, le nuvole giravano senza senso,
i fiori non vedevano l’abito e i colori degli altri fiori.
Le piogge non sapevano dove cadevano.
Un giorno molte delle stelle decisero di unirsi
per creare con i loro bagliori una grande, splendida luce.
Si misero in cammino tante stelle le une verso le altre.
Da mille direzioni, per mille strade,
mille stelle si avviarono dall’orlo delle tenebre
per dare origine a uno splendore comune
al centro del firmamento vuoto come l’abisso.
Dovettero fare un lungo viaggio
sul nero firmamento,
ma finalmente con grande felicità
tutte le mille stelle si fusero
in una grande, splendida, unica luce.
Nacque così il sole,
il focolare comune di mille stelle
e così cominciò la prima grande festa della luce.
Fu una vera festa!
La festa del primo giorno vero.
Arrivavano gli ospiti al banchetto
attorno alla grandiosa tavola rotonda della luce, mai vista prima.
Prima di tutti arrivò l’aria insieme con il firmamento vecchio
portando un manto lungo leggero.
Il terzo ospite illustre fu il mare,
le sue onde suonarono come una salva.
Poi vennero i grandi boschi, gli alberi
in mantelli verdi di foglie,
la famiglia dei fiori, silenziosi ma di bellissimi colori.
Poi gli animali: i veloci cavalli, i fedeli cani, i forti leoni…
chi potrebbe annoverare tutti?
Al culmine della festa
arrivò una coppia bella:
un giovane e una giovane,
come la coppia regale del banchetto,
benché arrivassero ultimi, si sedettero a capotavola,
gli altri invitati gioirono.
Tutti si sentivano figli del sole del mezzogiorno,
prediletti nel regno appena nato del firmamento splendido.
Ma all’improvviso un’ombra entrò
nel palazzo di cristallo del sole,
altre piccole ombre la seguirono.
All’inizio nessuno si curò di loro,
ma arrivavano sempre di più,
si mischiavano tra gli ospiti,
e ad un certo punto fece quasi buio.
Il sole neonato cominciò a spegnersi.
Gli ospiti si spaventarono, e tutti fuggirono dal banchetto.
La giovane coppia umana rimase sola nella notte
che diventava sempre più oscura.
Ma il ragazzo non si spaventò nel suo cuore,
abbracciando il suo amore parlò al mondo:
“Non temete, mari e fiori,
non temete animali ed erbe!
Il sole non è morto, solo riposa
per sorgere domani di nuovo con una forza rinnovata.”
Ma durante questa prima notte nessuno dormiva,
né erba, né albero, né vento, né mare.
Tutti aspettarono se sarebbe stata vera la promessa del loro giovane re
sul ritorno del sole.
E quando al mattino la luce si svegliò nella sala di cristallo
del suo palazzo, la accolse un giubilo più grande del primo giorno.
Perché allora tutto il mondo seppe:
la notte è sempre solo un sogno,
dopo il sogno arriva però la splendida realtà della luce.
(János Pilinszky, poeta cattolico, molto religioso, che ha conosciuto l’esperienza dei lager, che dovette rimanere in silenzio, con il solo permesso di scrivere favole).