Rimugino… rumino… rimugino… rumino…

Capita a tutti di pensare troppo al passato e al futuro. Spesso passiamo la maggior parte della nostra vita a coltivare queste due “grandi illusioni” distraendoci dalla vita stessa. Il passato è andato mentre il futuro ancora non esiste. Eppure, nonostante sia sicuro che condividiamo tutti questa riflessione, mi chiedo: perché facciamo così fatica a ridurre rimuginio e ruminazione?
Come cambiare questa malsana attitudine mentale?
Il rimuginio è dato da un elaborare a lungo nella mente con insistenza e in modo quasi ossessivo; riflettere a lungo su un fatto esaminandolo sotto tutti gli aspetti. Essere introspettivi è importante, ma a volte scivoliamo nell’esagerazione. Quando rimuginiamo ci ripetiamo mentalmente quali sono le cose che vanno male o che qualcosa di brutto potrebbe accadere da un momento all’altro, ma lo facciamo con assoluta mancanza di dettaglio e di legame con la oggettiva realtà. L’evento o gli eventi temuti rappresenterebbero per noi un danno irreparabile ma, spesso, non siamo in grado di rappresentarci in cosa consisterebbe la “catastroficità” dell’evento. Diamo per scontato che, se si verificasse l’evento che temiamo sarebbe un’immane tragedia ma non siamo in grado di ipotizzare esiti alternativi, forse, meno catastrofici e, magari, più realistici.
Chi rimugina tende ad attribuire al rimuginare delle funzioni positive, degli scopi vantaggiosi. In questo modo rafforza il rimuginio e spiega a se stesso la sua tendenza a rimuginare.
Il rimuginio e la ruminazione sono tendenze della mente che, se non gestite al meglio, possono portarci ad un certo livello di sofferenza. La mente è lo strumento più importante che abbiamo, essa definisce la nostra percezione, ci permette di comprendere ciò che ci circonda e di crearci una, più o meno, chiara percezione di esso. Riuscire a usare la mente è, quindi, uno dei compiti che dobbiamo consolidare sempre più, se vogliamo riuscire ad avere un controllo della nostra vita è una comprensione maggiormente accurata della realtà. Ruminazione e rimuginio spesso operano costringendo la mente a cicli ricorsivi in se stessa, continuamente alla ricerca di un senso, continuamente afflitta da pensieri; ciò impedisce di raggiungere pace e serenità.
Imparare a controllare la mente e a definire i suoi spazi è una delle conquiste importanti che possiamo raggiungere nella vita. Anzitutto serve un allenamento, costante e quotidiano. Rimuginio e ruminazione nascono essenzialmente da una pratica legata all’ansia che nasce dalla convinzione di non avere tutte le risposte necessarie da poter risolvere una determinata situazione. L’ansia è strettamente legata all’assenza di autostima. L’ansia continua a portare ad alcuni fatti del passato (ruminazione) e a possibilità del futuro (rimuginio), ciò, se fatto in modo continuo, conduce semplicemente all’affaticamento della mente. Continuare a pensare alle stesse cose vuol dire, di fatto, sprecare tempo, energia e risorse. La mente, affaticata si trova nella condizione di non riuscire più ad affrontare con lucidità le situazioni della vita.
Oltre a questo il continuo pensare ricorsivamente alle stesse cose, porta la struttura della mente a logorarsi a stancare le reti neurali che sostengono il pensiero, e facilitano sempre più naturalmente l’emergenza.
Per l’ormai famoso teorema di Hebb: “I neuroni che vengono attivati insieme tenderanno a riattivarsi insieme”, ogni volta che proviamo i soliti pensieri, attiviamo zone del cervello che tenderanno a riattivarsi con sempre maggiore facilità, e così, lo stesso sistema nervoso prenderà a prendere i soliti sentieri. Il nostro cervello si allena giorno dopo giorno a funzionare sulla base delle nostre esperienze di stress, affaticamento, di situazioni particolarmente difficili che ci costringono a iper-vigilanza ed eccesso di pensieri, inevitabilmente portano il nostro sistema nervoso a funzionare in questo modo. Questo è uno dei motivi che possono far scaturire un eccesso di pensieri. Altri sono, ad esempio, eventi traumatici non risolti che ci inducono in uno stato prolungato di allerta; la morte inaspettata di una persona cara; la fine di un rapporto in cui abbiamo investito molto; la perdita di un lavoro, eccetera. Ma avendo un pensiero ruminante e rimuginante e come costringere la mente a essere sempre in situazioni limite e all’erta. Un esempio: si brucia lo stufato, rumino, rumino, rumino, colpevolizzandomi, degradandomi, annullandomi… la mente coglie questo come se cogliesse un trauma peggiore, non fa distinzioni se non sa legarsi alla realtà e concretezza. Esasperiamo un po’ mediante questo esempio quasi paradossale, ma spesso accade questo. Detto in altri modi, se il pensiero ritorna continuamente su se stesso, riattivando pensieri irrisolvibili, configurandosi scenari futuri, specie irreparabili, lentamente conduce ad affaticamento, una forma di iper-pensiero spesso riscontrato in alcune forme depressive. Non a caso, rimuginio e ruminazione, si associano spesso ai casi di depressione maggiore e spesso vengono letti come segni precursori di un repentino abbassamento dell’umore. Per assurdo, come spesso accade, nei disturbi d’ansia, un’azione volta per aumentare il controllo ci costringe in realtà a perderlo. L’obiettivo di una accompagnamento diventa così quello di riportare un controllo reale sul pensiero, di rendersi conto delle motivazioni o credenze più profonde che lo sostengono, degli apprendimenti passati non più utili. Interrompere il rimuginio deve essere uno dei primi obiettivi di un rapporto di aiuto dal momento che l’attività rimuginativa è un elemento che, il più delle volte, alimenta e mantiene in vita la sofferenza mentale. Il trattamento del rimuginio passa necessariamente attraverso la “ristrutturazione” delle convinzioni positive o negative della persona.

Alcuni suggerimenti utili per non rimuginare o ruminare, potrebbero essere:

  • Testimonia te stesso, cioè sii consapevole, contestualizza il pensiero formulandolo, legandolo alla concretezza della vita.
  • Chiediti se sono utili alcuni pensieri e se aiutano a migliorare se stessi perché funzionali alla propria crescita; in altre parole, bisogna rilevare quanto questi ci rappresentano.
  • Porta all’eccesso un pensiero (effetto paradosso) ciò aiuta un po’ all’autoironia e a vedere che le situazioni non sono poi così gravi, ma potrebbero essere peggio.
  • Chiediti se determinati pensieri ruminanti possono cambiare la situazione, se sono utili ed efficaci o, al contrario inutili e inefficaci. Frase importante che puoi dire, anche in una preghiera è l’affermazione di un teologo statunitense: Signore, dammi la serenità di conoscere ciò che non posso fare, dammi il coraggio di cambiare ciò che posso cambiare e la saggezza di distinguere tra i due.
  • Impara a compiere una azione senza aspettarsi nulla, né di positivo né di negativo.
  • Impara a dare un limite ai tuoi pensieri, un tempo preciso: pensa alla situazione ma per tot minuti esempio: 10 minuti; ma dopo basta ci ripenserai un’altra volta.
  • Sii consapevole, formula un pensiero e contestualizzalo, non deve essere ne vago ne generico.
  • Impara a meditare e controllare i pensieri portandoli al presente e al concreto.
  • Scrivere i tuoi pensieri ripetitivi per poterli meglio discernere.
  • Fai attività che ti fanno star bene e che mettono in dialogo e relazione con gli altri.

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