La porta del cielo

Un antico racconto degli ebrei della diaspora così dice: «Cercavo una terra, assai bella, dove non mancano il pane e il lavoro: la terra del cielo. Cercavo una terra, una terra assai bella, dove non sono dolore e miseria, la terra del cielo.
Cercando questa terra, questa terra assai bella, sono andato a bussare, pregando e piangendo alla porta del cielo…
Una voce mi ha detto, da dietro la porta: “Vattene, vattene perché io mi sono nascosto nella povera gente.
Cercando questa terra, questa terra assai bella, con la povera gente, abbiamo trovato la porta del cielo».
Ciò che ora compie con forza, facendo violenza al proprio cuore, lo compirà senza fatica
Per quanto uno può, divenga misericordioso, dolce, compassionevole e buono, come dice il Signore: «Siate buoni e dolci come è misericordioso il Padre vostro celeste» (cfr. Lc 6,36); e dice anche: «Se mi amate, osservate i miei comandamenti» (cfr. Gv 14,15); e ancora: «Fatevi violenza, perché i violenti rapiscono il regno dei cieli» (cfr. Mt 11,12); e: «Sforzate-vi di entrare per la porta stretta» (Lc 13,24). In tutto prenda a modello l’umiltà, la condotta, la mitezza, i modi di vita del Signore con un ricordo sempre desto. Sia perseverante nelle preghiere supplicando sempre con fede il Signore che venga a dimorare in lui, lo risani, gli dia la forza di osservare tutti i suoi comandamenti e divenga egli stesso la dimora del-la sua anima. E così, ciò che ora compie con forza, facendo violenza al proprio cuore, lo compirà spontaneamente quando avrà assunto l’abitudine al bene, quando ricorderà sempre il Signore e lo attenderà con amore grande. Quando il Signore vede tale risoluzione e il suo zelo buono, e in che modo fa sempre violenza a se stesso per ricordarsi di lui e per il proprio bene, e si costringe all’umiltà, alla mitezza, alla carità e come, anche se il suo cuore non vuole, vi si dedica con tutte le sue forze, facendosi violenza, allora gli fa misericordia e lo libera dai suoi nemici e dal peccato che abita in lui colmandolo di Spirito santo. Ed egli ormai compie ogni comandamento del Signore senza sforzo ne fatica, in verità o meglio, è il Signore che compie in lui i suoi comandamenti e produce in purezza i frutti dello Spirito. Quando uno si accosta al Signore, deve allora innanzitutto costringersi al bene, anche se il suo cuore non lo vuole, e attendere sempre con fede la sua misericordia; deve costringersi alla carità pur non avendo carità, costringersi alla mitezza, pur non avendo mitezza, costringersi ad avere un cuore compassionevole e misericordioso, costringersi a sopportare il disprezzo, ad essere paziente quando viene disprezzato e a non adirarsi quando è vilipeso o oltraggiato, come sta scritto: «Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi» (Rm 12,19), costringersi alla preghiera, pur non possedendo preghiera spirituale. E così Dio, vedendolo lottare in questo modo e costringersi facendosi violenza, anche se il suo cuore non vuole, gli dona la vera preghiera spirituale, gli dona la vera carità, la vera mitezza, viscere di misericordia, la vera bontà e, in una parola, lo colma dei frutti dello Spirito.

(PSEUDO-MACARIO, Omelie 19,2-3, in ID., Spirito e fuoco, Rose 1995, pp. 242-243).

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