Estratto del Messaggio di Papa Francesco per la 57ª Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni intitolato “Le parole della vocazione”.
«Dopo la moltiplicazione dei pani, […] Gesù ordina ai suoi di salire sulla barca e di precederlo all’altra riva, mentre Egli avrebbe congedato la gente. L’immagine di questa traversata sul lago evoca in qualche modo il viaggio della nostra esistenza. La barca della nostra vita, infatti, avanza lentamente, sempre inquieta perché alla ricerca di un approdo felice, pronta ad affrontare i rischi e le opportunità del mare, ma anche desiderosa di ricevere dal timoniere una virata che conduca finalmente verso la giusta rotta. Talvolta, però, le può capitare di smarrirsi, di lasciarsi abbagliare dalle illusioni invece che seguire il faro luminoso che la conduce al porto sicuro, o di essere sfidata dai venti contrari delle difficoltà, dei dubbi e delle paure. […] Il Vangelo ci dice, però, che nell’avventura di questo non facile viaggio non siamo soli.»
Nel messaggio di ieri per la 57ª Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni (3 maggio 2020), intitolato “Le parole della vocazione”, Papa Francesco parte dall’episodio evangelico della notte tempestosa sul lago di Tiberiade (cfr Mt 14,22-33) per parlare delle quattro parole-chiave della vocazione: gratitudine, coraggio, fatica e lode. La navigazione verso la rotta giusta non è un compito affidato solo ai propri sforzi e non dipende unicamente dai percorsi che scegliamo di intraprendere. È Dio che ci indica con il suo sguardo amorevole la riva verso cui andare e che ci dona il coraggio di salire sulla barca. Riusciremo ad accoglierlo quando il nostro cuore si aprirà alla gratitudine e saprà cogliere il Suo passaggio nella nostra vita.
«Ciò che spesso ci impedisce di camminare, di crescere, di scegliere la strada che il Signore traccia per noi sono i fantasmi che si agitano nel nostro cuore. Quando siamo chiamati a lasciare la nostra riva sicura e abbracciare uno stato di vita – come il matrimonio, il sacerdozio ordinato, la vita consacrata –, la prima reazione è spesso rappresentata dal “fantasma dell’incredulità”: non è possibile che questa vocazione sia per me; si tratta davvero della strada giusta? Il Signore chiede questo proprio a me? […] Egli conosce le domande, i dubbi e le difficoltà che agitano la barca del nostro cuore, e perciò ci rassicura: “Non avere paura, io sono con te!”. La fede nella sua presenza che ci viene incontro e ci accompagna, anche quando il mare è in tempesta, ci libera da quell’accidia […] che ci blocca e non ci permette di gustare la bellezza della vocazione.»
Papa Francesco continua il suo messaggio riferendosi alla fatica, all’impegno che ogni vocazione comporta. Se ci lasciamo travolgere dal pensiero delle responsabilità e delle avversità che ci attendono, che siano quelle della vita matrimoniale o quelle del ministero sacerdotale, allora distoglieremo presto lo sguardo da Gesù e, come Pietro, rischieremo di affondare. Invece, confidando in Lui e negli slanci che sa donarci, pur nelle nostre fragilità e povertà, potremo vincere le tempeste. Così, verrà il tempo della lode e della gratitudine.