“(…) In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno (…)”. Lc 21,29-33
Questa generazione è ogni generazione: la sua, la mia, la tua. In ogni generazione avvengono sempre tutte queste cose, come in ogni vita, cioè che il male vien fuori nitido, lo si vede, lo si tocca con mano ogni giorno: è davanti ai nostri occhi, spesso indorato per nasconderlo, ma esiste in ogni rifiuto, in ogni esclusione, in ogni emarginazione. È nelle nostre complicità con le scelte fatte solo in nome dell’efficienza, della salvaguardia della finanza; è nelle nostre indolenze, nel nostro piegarci davanti al male stesso quando diciamo che “noi non si può nulla, è più grande di noi” e accettiamo di piegarci davanti ad esso rassegnati ma con la pancia sempre piena.
Io mi chiedo sempre come facciamo a vedere il volto del Figlio dell’Uomo, il volto del Cristo in ogni uomo: questo è il problema della nostra generazione come di tutte le altre.
Non è solo credere che Gesù è il messia, che Gesù è il figlio di Dio, il problema è un altro: è riconoscerlo nell’ultimo degli uomini. È lì il problema della fede e della testimonianza cioè riconoscere il Figlio dell’Uomo in ogni figlio di uomo, cominciando dagli ultimi: se scarto uno condanno Dio e lo metto in croce. C’è il male anche nella storia di noi cristiani quando facciamo alleanza con i produttori e sfruttatori di male il cui prodotto sono i milioni di crocifissi della nostra storia.
Quando vedremo il volto del Figlio dell’Uomo in ogni uomo, allora Dio sarà tutto in tutti. Quando vivremo da fratelli perché ciascuno riconoscerà di essere figlio di quel Mistero che ognuno pretende di possedere ma che, in verità, possiede ciascuno di noi, allora tutto sarà compiuto e le Sue parole saranno davvero “passate” dentro la nostra storia.