Disse abba Poemen: “Una volta ero seduto con alcuni fratelli presso abba Macario e gli dissi: ‘Padre mio, quale opera dovrà fare l’uomo per acquistare la vita?’. L’anziano mi disse: ‘Nella mia infanzia, a casa di mio padre, notavo che sia le donne anziane che le giovani avevano qualcosa in bocca, della gomma da masticare per addolcire la saliva e il cattivo odore, ed essa, inoltre, nutriva e rinfrescava il fegato e tutte le viscere. Se questa cosa carnale dà dolcezza a quanti la tengono in bocca e la masticano, quanto più il nutrimento di vita [cf. Gv 6,35], la fonte della salvezza, la fonte delle acque della vita [cf. Ap 21,6], la dolcezza di tutte le dolcezza, nostro Signore Gesù Cristo. I demoni come sentono il suo Nome glorioso e benedetto sulle nostre bocche si dileguano come fumo [cf. Sal 36,20]. Se restiamo saldi in questo Nome benedetto, se lo ruminiamo, esso ci rivela le profondità del cuore che guidano l’anima e il corpo e scaccia ogni pensiero malvagio dall’anima immortale, le rivela le cose celesti, soprattutto colui che è nei cieli, il nostro Signore Gesù Cristo, re dei re, Signore dei Signori [Ap 19,16] che dona ricompense celesti a quanti lo cercano con tutto il cuore”. Qando abba Poemen udì queste parole da colui del quale Cristo aveva reso testimonianza dicendo: “Macario il giusto si è presentato oggi davanti al mio tribunale”, [lui e i suoi compagni] si gettarono ai suoi piedi piangendo e quando Macario ebbe pregato su di loro li congedò rendendo gloria al Signore Gesù Cristo.
Detto 13 delle “Virtù di Macario”