«Sono venuto a gettare un fuoco sulla terra e vorrei che fosse già acceso» (Lc 12,49). Vi è un fuoco dello Spirito che rianima l’ardore dei cuori; perciò il fuoco immateriale e divino è solito illuminare le anime, provarle come oro puro nella fornace (cfr. Pr 17,3), e consumare la malizia come spine o paglia. «Il nostro Dio infatti è fuoco che divora» (Eb 12,29) […] Questo fuoco agiva negli apostoli, quando parlavano con lingue di fuoco (cfr. At 2,3). Questo fuoco avvolse di luce Paolo quando gli giunse la voce, illuminò la sua mente, ma ottenebrò i suoi occhi; non al di fuori della carne, infatti, vide la luce. Questo fuoco apparve a Mosè nel roveto, questo fuoco rapì Elia dalla terra sotto forma di un carro. E il beato David ricercando l’azione di questo fuoco diceva: «Provami, Signore, saggiami, passa al fuoco i miei reni e il mio cuore» [Sal 25 (26),2].
Questo fuoco riscaldava il cuore di Cleopa e dei suoi compagni, quando il Signore parlava loro dopo la resurrezione […]. Questo fuoco, consumando la trave che è nell’occhio (cfr. Mt 7,3), restituisce la purezza al cuore perché recuperi la sua naturale capacità di vedere e volga continuamente lo sguardo alle meraviglie di Dio, secondo la parola: «Togli il velo ai miei occhi e osserverò le meraviglie della tua legge» [Sal 118 (119),18]. Questo fuoco, dunque, mette in fuga i demoni e sradica il peccato, è una potenza di resurrezione e un’energia di immortalità, è luce per le anime sante e sostegno delle potenze spirituali. Preghiamo perché questo fuoco venga anche in noi e così, camminando sempre nel-la sua luce, non inciampiamo seppur di poco in una pietra, ma risplendendo come astri nel mondo ci teniamo saldi alla parola di vita eterna (cfr. Fil 2,15); allora godremo dei beni divini e ci riposeremo con il Signore nella vita rendendo gloria al padre, al Figlio e allo Spirito santo».
(PSEUDO-MACARIO, Omelia 25,9-10, in ID., Spirito e fuoco, Rose 1995, pp. 270-272).