Il discorso della montagna – da una meditazione del Card. Martini

Il mese di marzo segna per Maris Stella la ripresa del Esercizi, vogliamo proporvi una sintesi dell’introduzione al corso di esercizi per un gruppo di sacerdoti predicato dal Cardinal Martini nel 2005

…Vi raccomando di stare molto attenti al contesto personale degli esercizi.

con quali sentimenti entro negli esercizi? Posso entrarci entusiasta, contento, sereno, oppure amareggiato, disgustato, triste, depresso, a seconda delle circostanze di salute, impegni, rapporti…Quali sono le pesantezze e le gioie che mi porto dentro?

Ancora: come vorrei uscire dagli esercizi? quale il frutto personale che vorrei ottenere, quello che in questo momento mi sta soprattutto a cuore? Può essere una maggior calma, una maggior serenità, un più forte spirito di preghiera, un più profondo spirito di perdono o di accettazione o di pazienza, un più intenso spirito di entusiasmo…

Quali sono  i motivi o gli scopi di un Ritiro?

Può sembrare banale, ma è importante pure proporsi di vivere un riposo fisico e soprattutto spirituale. Gli esercizi vogliono essere un tempo di riposo, un momento di pausa. Anche Gesù diceva ogni tanto agli Apostoli: “Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po’ “ (Mc 6,31)

Un secondo motivo è riscoprire, in un certo senso riapprendere il metodo della lectio divina, così raccomandato da Giovanni Paolo II nella Novo millennio ineunte.

Gli esercizi sono un momento privilegiato di ascolto della Parola di Dio,  la Parola che ci ha generato e continuamente ci rigenera. È quindi fondamentale l’ascolto della Parola e la meditazione prolungata in un’atmosfera di silenzio e di tranquillità.

Soprattutto , nei giorni di esercizi intendiamo trovare  o ritrovare nella calma la volontà di Dio sulla nostra vita. Essa è in parte determinata dall’ufficio, dall’obbedienza; e in parte dagli imprevisti: dalla salute, dagli impegni, dai successi o dagli in successi, dai rapporti più o meno buoni con i superiori, dai tanti eventi e circostanze. Sono mille i modi in cui il Signore ci invita ogni giorno a compiere la sua volontà.

Riprendere con serietà la strada dell’adesione quotidiana al disegno di Dio è l’obiettivo tipico, classico, degli esercizi. E mi preme sottolineare che tale obiettivo si raggiunge attraverso un’esperienza immediata di Dio, nella grazia dello Spirito santo. Lo Spirito tocca immediatamente l’anima, dà il gusto di Dio, della preghiera e soprattutto il gusto della ricerca della volontà del Signore. Dice qualcosa a me che non dice a nessun altro, perché ha un tocco, una missione, una prova, un invito, una chiamata, una responsabilità da affidare.

…Concludiamo pregando:

Padre nostro, siamo qui davanti a Te, per offrirti il nostro esercizio di preghiera e di raccoglimento,. Tu conosci la nostra debolezza, le nostre distrazioni. Sai che non abbiamo la capacità di pacificare il nostro cuore, di sostare a lungo nel silenzio e nell’adorazione. Donaci il tuo Spirito, perché ci insegni a pregare, in modo che, sia godendo dell’abbondanza della sua consolazione sia perseverando nella fatica e nell’aridità, possiamo in ogni caso sperimentare il contatto vivificante con te nostro Padre, che ci rilanci con rinnovata freschezza nel nostro cammino e nel servizio ai fratelli.

Carlo Maria Martini
Il discorso della montagna
Meditazioni
Mondadori editrice

Dalle memorie di P.Mario Venturini

Il 7 marzo 1912 p.Mario Venturini, il nostro Fondatore, mentre pregava intensamente davanti ad un’immagine di Gesù nell’orto degli olivi, ebbe la prima ispirazione per quell’Opera che poi diventò la Congregazione di Gesù Sacerdote.

Così egli scrive nelle sue “Memorie”:

Sono da più giorni in preda ad una commozione;
sento nel mio Cuore un bisogno immenso di amare
e di riparare il Signore.
Il pensiero che persone secolari amano Gesù più di quello
che l’amo io che sono Sacerdote, mi addolora assai, perché penso
che il Sacerdote dovrebbe amare il Signore più degli altri
perché ha ricevuto e riceve più grazie da Dio.
E molte volte mi faccio a considerare la grande dignità
di cui sono stato rivestito, e la somma mia miseria,
e mi esce spontanea dalle labbra la bella espressione:
“Tu quis es, o Sacerdos? Nihil et omnia”.
Quanto dunque non dovrei esser grato al Signore per tanto beneficio!
Tutta la mia vita dovrebbe essere un continuo
palpito d’amore per Dio, un inno incessante di ringraziamento.
Mio Dio, quanto siete longanime, paziente, misericordioso!
Non posso pensare alla mia vita quotidiana,
senza provare un vivo senso di dolore e di compassione per Voi.
La S. Messa celebrata quasi senza devozione;
l’Ufficio divino recitato assai male; le opere del mio Ministero
disimpegnate in malo modo o trascurate!
Quante volte passo davanti al S. Tabernacolo e non mi ricordo
di Gesù che vi sta vivo, vero, reale; passo le intere giornate,
senza mai pensare al Signore.
Possibile che sia questa la vita di un Sacerdote?
E può darsi che il cuore di un Sacerdote vi ami così poco, o Signore?
Sì, sì può darsi e questo Sacerdote sono io.
Gesù Benedetto, abbiate pietà di me.
Comprendo ora le vostre parole: i cattivi cristiani se la prendono
contro il mio corpo, le persone consacrate mirano invece al mio Cuore!
Quanto dunque devo far soffrire io questo vostro Cuore SS.
con la mia freddezza, insensibilità, indifferenza!
E poi pretendo di insegnare agli altri, sprono le anime
che si posero sotto la mia direzione ad amarvi,
addito loro la via per piacere a Voi, ma io me ne sto fermo.
E non sono forse un ipocrita dando a vedere
quello che non sento e che tante volte non voglio sentire?
Gesù Benedetto, ve lo ripeto, abbiate pietà di me.
Vi ringrazio che da parecchio tempo Voi mi parlate
continuamente al cuore, voi mi manifestate essere necessario
che io viva più unito al Vostro Cuore con l’amore e col sacrificio.
Ma datemi Voi il santo aiuto vostro perché da solo
non sono capace di far nulla.
Fate che io concepisca un vivissimo dolore
per le continue ingratitudini di tanti Sacerdoti verso di Voi,
e che senta sempre più ardente la sete di soffrire per ripararle
e lenire in qualche maniera al dolore acerbissimo
che esse arrecano al vostro SS. Cuore.
Io intanto vi prometto di vero cuore di soffrire ogni cosa
con pazienza e rassegnazione e di vivere una vita di sacrificio
continuo in riparazione delle ingratitudini mie e di tanti altri Sacerdoti.
Vi prometto ancora che mi adopererò sempre e con ogni mezzo,
perché anche altre anime abbiano a soffrir volentieri
per questo scopo offrendovi altresì tutte le loro buone opere.
E Voi o buon Gesù che di queste promesse
me ne avete dato l’ispirazione,
rendetele efficaci e durature con la Santa vostra benedizione.
Lo scopo di tutta la mia vita deve essere ormai questo solo:
Amare e far amare,
riparare e far riparare
il Cuore SS. di Gesù per tanti ancora che l’offendono.