Dal 21 al 26 Maggio p. Giovanni Tirante e p. Roberto Raschetti hanno predicato un corso a un piccolo gruppo di suore sulle parabile di Gesù. Le parabole narrate da Gesù sono un contenuto particolarmente caratteristico dei Vangeli. Di per sé, il termine parabola indica la curva che un oggetto descrive quando si sposta nello spazio. In senso figurato, la parabola è una forma di discorso che vuole affermare e illustrare una verità, usando un paragone, che non è di solito un oggetto o una persona, ma un fatto, un avvenimento. Il motivo per cui si usa la forma della parabola è solitamente quello di spiegare una verità non tanto con un ragionamento, ma con un esempio, che illumina la mente e la fantasia di chi ascolta e gli facilita la comprensione. I ragionamenti sono astratti, i racconti sono concreti; comprendendo meglio la concretezza della narrazione, si giunge ad afferrare con maggiore precisione l’insegnamento.
Categoria: Esercizi Spirituali
Vide e ne ebbe compassione
E’ questo il titolo degli esercizi che si è svolto a Casa Maris Stella nei giorni 15-19 maggio; il corso doveva essere predicato da mons. Giovanni Tonucci, vescovo di Loreto, ma visto i pochi iscritti lo ha predicato p. Giovanni Tirante il superiore della comunità.
Tre preti soltanto ma il corso si è svolto con semplicità e familiarità. La “compassione di Cristo” ha accompagnato le meditazioni dei presenti. L’ultimo un giorno sono andati a concelebrare in Santa Casa.
La Passione di Gesù: opera di infinito amore
Nei giorni 2-8 aprile c.m. p. Roberto Raschetti e p. Giovanni Mario Tirante hanno tenuto un corso di esercizi spirituali a un gruppo di suore giunte da varie posti d’Italia. Il tema scelto è stato – visto anche il periodo dell’anno liturgico – il mistero della passione di Cristo Gesù e, in essa, le religiose, attraverso le riflessioni, la preghiera e il silenzio, hanno potuto contemplare l’opera di infinito amore del Padre Che in Cristo morto e risorto si compie.
Ci si è soffermati in modo particolare su alcune delle ultime parole di Gesù crocifisso e, attraverso queste, la meditazione si è spinta oltre per illuminare la vita e la missione di ciascuno.
Ogni riflessione è stata condotta a due voci. Un taglio maggiormente teologico e spirituale è stato dato al mattino, a cura di p. Roberto, e un taglio maggiormente esperienziale e pratico nella meditazione del pomeriggio a cura di p. Giovanni
“Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno… Oggi sarai con me in paradiso” ha permesso di meditare sulla Misericordia.
“Ecco tuo figlio … ecco tua madre” ha permesso di meditare sulla dimensione del dono.
“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” ha permesso di meditare sul mistero della presenza di Dio nella prova e sulla fiducia in Dio.
“Ho sete” ha permesso di meditare sulla capacità dell’uomo di desiderare e progettare.
L’ultimo giorno è stato dedicato al mistero della Risurrezione: al mattino le suore hanno ascoltato la testimonianza dei ragazzi della Comunità Cenacolo, poco distante da Casa Maris Stella e in serata hanno meditato sul testo dei discepoli di Emmaus.
La Risurrezione di Cristo rilancia la vita e la testimonianza.
Sia benedetto Dio di ogni consolazione
Padre Giovanni Mario Tirante, superiore della comunità di Maris Stella, ha terminato oggi di tenere un corso per preti che aveva questo titolo.
Il numero dei partecipanti non era numeroso, ma si è creato ugualmente un clima sereno e affiatato dove, aiutati dal clima e dall’ambiente, ciascuno ha potuto assaporare, in compagnia di san Paolo, il mistero della consolazione.
Lo sfondo delle meditazioni è stato la seconda Lettera di San Paolo alla Chiesa di Corinto. L’apostolo scopre che a consolarlo, aprendo piste nuove al suo ministero difficile e perseguitato in quella comunità, è Cristo e, questi, contemplato nel suo mistero di crocifisso, di debolezza. Una debolezza che da occasione a Paolo di rileggere le sue fragilità e povertà e a vederci in esse una conferma al suo ministero di apostolo, dove la potenza di Dio agisce.
Sì, Dio agisce anche tramite la finitudine dell’uomo, fosse anche la spina nella carne; la debolezza e la fragilità nelle mani di Dio divengono strumento di grazia.
Paolo chiede a se stesso e ai suoi di conformarsi a Gesù umile e povero… E’ la follia dell’amore estatico che lo fa parlare, e in quest’estasi Paolo… noi, io… possiamo contemplare un Dio che è servizio, che è “debolezza”; un Dio così consola, perché ci cammina accanto e non siamo più soli: è Dio con noi! Apre strade nuove…
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