Colui che ha preso la nostra natura

Per mezzo di questo disegno alto, supremo e divino, non abbiamo soltanto un uomo-Dio, il che ci è dato dal mistero dell’Incarnazione, ma abbiamo un Dio-Bambino, un Dio mortale, che soffre, trema di freddo e piange nel presepio; un Dio che vive e cammina sulla terra, in Egitto, in Giudea; e come se non bastasse all’elevazione dell’uomo, Dio vuole che tutte le miserie, condizioni e abbassamenti della nostra natura siano nobilitati per mezzo della sussistenza e della personalità divina: un Dio che soffre e muore sulla croce, un Dio morto nel sepolcro; infatti colui che ha preso la nostra natura umana tramite il mistero dell’Incarnazione, ha voluto prendere tutti questi stati e condizioni della nostra natura e onorarli con la sua sussistenza divina. È proprio ciò che i padri della Chiesa chiamano l’economia e la dispensazione del mistero divino.

Card. De Bérulle

Il messaggio di Giovanni il Battista

Il messaggio di Giovanni Battista costituisce la parte fondamentale dell’Avvento: «Preparate la via al Signore». I punti specifici e la concretezza di tale messaggio si trovano sviluppati nella seconda e terza domenica, nella terza settimana e nei giorni 19, 21, 23 e 24 dicembre. Se volessimo esporli, dovremmo rifarci alle pagine corrispondenti; per il mo-mento ci limiteremo a presentarne un riassunto.
1) Convertitevi. È l’obiettivo da raggiungere, con quanto la conversione comporta co-me mutamento di mentalità alla luce della parola di Dio e come adeguamento dei nostri criteri a quelli del Signore; insieme a un cambiamento del cuore, perché i nostri atteggia-menti e comportamenti siano quelli che esige il regno di Dio e che Cristo viene a stabilire come regno di salvezza. Il momento culminante di questo processo dovrebbe essere costituito dalla celebrazione della penitenza.
2) Atteggiamento penitente. Non si tratta tanto di fare penitenze e sacrifici, quanto di adottare l’austerità, la sobrietà e la semplicità come forma di vita. Dominare quanto ci porta a eccedere nelle abitudini e nei costumi, come negli atteggiamenti e nei comportamenti, sarà la miglior penitenza per appianare i sentieri.
3) Sincerità, autenticità. Il Battista è durissimo nel denunciare l’ipocrisia dei farisei e dei sadducei, come poi lo sarà il Signore. Annuncia che Dio userà la scure con «ogni albero che non produce frutti buoni», che sarà «tagliato e gettato nel fuoco»; e con il «ventila-bro pulirà la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà la pula con un fuoco inestinguibile» (Mt 3,10.12).
4) Frutti della conversione. In positivo, la condivisione: «Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto» (Lc 3,11). Sempre in positivo, anche se espressa negativamente, l’onestà («Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato», Lc 3,13) e la giustizia («Non estorcete niente a nessuno» Lc 3,14).
Tuttavia, oltre al messaggio espresso in parole, Giovanni Battista ne trasmette uno eloquente attraverso due modi di operare, frequentemente presentati come aneddoti.
a) Fede Purificata nella Prova. Quando Giovanni invia i suoi discepoli a chiedere a Gesù: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?» (Mt 11, 3) sta pensando alla prova di fede cui si vede sottoposto. Gli schemi mentali che aveva concepito riguardo al Messia non corrispondono a ciò che raccontano di Gesù di Nazaret. Infatti di-cono che non condanna ma perdona; non è implacabile ma comprensivo; non impone ma invita; non abbatte come un giustiziere ma ama fino alla tenerezza. Allora Giovanni cerca, chiede, consulta… e accetta i piani di Dio che non coincidono con i suoi. Una grande lezione di fede e un buon sostegno per la fede dei discepoli.
b) Testimonianza sino alla fine. Non ci riferiamo alla sua morte che è solo il sigillo finale. La firma l’aveva messa prima, accettando la conclusione del suo ruolo. «Compito difficile -continua A. Nocent quello di essere presente al mondo, fermamente presente fino al martirio, come Giovanni, e non mettere davanti un’istituzione invece della stessa persona di Cristo! Ruolo missionario sempre difficile quello di annunciare la buona novella e non una razza, una civiltà, una cultura, un paese: “Egli deve crescere e io diminuire” (Gv 3,30). Annunciare la buona novella e non una determinata spiritualità, un certo or-dine religioso, un certo movimento cattolico speciale, una certa chiesuola; come Giovanni, mostrare ai nostri discepoli dove sta per essi “l’Agnello di Dio”, e non impossessarsene, come se dovessimo essere noi stessi la loro luce».
Certo, deve essere difficile accettare e compiere questa missione, e infatti alcuni discepoli di Giovanni costituirono comunità proprie e si opposero alle prime comunità cristiane. I vangeli, che riflettono i problemi delle comunità apostoliche, ci offrono vari indizi di questa opposizione. Per esempio la domanda sul perché i discepoli di Giovanni digiuna-vano e quelli di Gesù no. Deve essere molto difficile saper restare al proprio posto, poi-ché la Chiesa di oggi è piena di protagonismi e persino di settarismi, che non assomiglia-no in nulla alla testimonianza di Giovanni né all’atteggiamento evangelico.

Con la lampada accesa

E noi oggi di che cosa parliamo se non di Avvento, di attesa? Voi promettete fede al Signore e con i vostri sospiri, con i vostri sentimenti, con le vostre attese, ricevete le tenerezze misteriose che vi riserva: vigilanti, così come si vive il periodo del fidanzamento, con il tripudio interiore.
Un giorno le nozze dell’Agnello le celebreremo tutti quanti. Saremo tutti invitati, tutti protagonisti. Verrà questo giorno!
Nei tempi gelidi che stiamo vivendo, nell’appannamento dei nostri entusiasmi e nella tristezza dei nostri peccati, non possiamo sentirci mancare il coraggio, al punto da non annunciarvi queste cose con forza, per quanto possano sembrare lontane, utopiche. No, non sono utopie, sono invece i luoghi dove noi realizzeremo veramente la nostra felicità, il nostro bene. Questo vi annunciamo oggi!
Le ragazze che sono davanti a me, sono anche un po’ l’icona di quello che dovremmo essere: con l’abito bianco, con la lampada accesa, in attesa; disponibili non soltanto a tenere la lampada accesa, ma anche a conservare una riserva sufficiente di olio nei recipienti, al punto che quando qualcuno ci rivolge quella preghiera così implorante e così umana che dice: «Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono!», noi possiamo rispondere non come le vergini prudenti: «No, perché non basta ne a noi ne a voi» (Mt 25, 9), ma: «Sì, vogliamo correre il rischio che non basti ne a noi ne a voi».
A voi che oggi non fuggite per la tangente dell’irreale, ma fate una scelta di concretezza, vorrei dire: «Amate il mondo e siate disponibili a dare l’olio alle lampade del mondo, perché anche il mondo possa attendere e possa vivere l’attesa».

Un semplice balbettio

Pregando non voler sofisticare sulle parole: spesso il puro e semplice balbettio dei bambini placò il Padre loro che sta nei cieli… Non ti preoccupare di parlar molto, che la mente non ti si sparpagli in cerca di parole… Le molte parole nell’orazione sovente riempiono la testa di fantasticherie e di distrazioni, mentre la brevità e talora una parola sola, suol conciliare il raccoglimento. Quando in una parola dell’orazione ti senti pervadere di dolcezza o di compunzione, fermati in essa.

Giovanni Climaco, Scala par., 28

Pregare semplicemente ma con forza

La vostra preghiera sia semplicissima; una sola parola è stata sufficiente al pubblicano e al figlio prodigo per ottenere il perdono di Dio (Lc 15,31)… Non ci sia ricercatezza nelle parole della vostra preghiera; tante volte, i balbettamenti semplici e monotoni dei bambini persuadono il padre! Non lanciatevi in lunghi discorsi, per non dissipare lo spirito con la ricerca delle parole. Una sola parola piena di fede ha salvato il buon ladrone (Lc 23,42). La prolissità nella preghiera spesso riempie lo spirito di immagini e lo dissipa mentre spesso una sola parola ha per effetto di raccoglierlo. Se vi sentite consolati, afferrati da una parola della preghiera, fermatevi ad essa, poiché allora sta pregando con noi il nostro angelo. Non abbiate troppa franchezza, anche se avete ottenuto la purezza, ma piuttosto una grande umiltà, e sentirete allora una fiducia più grande. Anche se avete salito la scala della perfezione, pregate per ottenere il perdono dei vostri peccati; ascoltate il grido di san Paolo: “Dei peccatori, il primo son io” (Tm 1,15)… Se sarete rivestiti di mitezza e liberi da ogni ira, non vi costerà molto di più per liberare il vostro spirito dalla schiavitù.
Finché non avremo ottenuto la vera preghiera, assomiglieremo a coloro che insegnano ai bambini a fare i primi passi. Lavorate a elevare il vostro pensiero, o meglio a contenerlo nelle parole della preghiera; se la debolezza dell’infanzia lo fa cadere, rialzatelo. Lo spirito infatti è instabile per natura, ma colui che può rafforzare tutto, può anche fissare lo spirito… Il primo grado della preghiera consiste dunque nello scacciare con una parola semplice, le suggestioni della mente appena si presentano. Il secondo consiste nel mantenere il nostro pensiero solo in ciò che diciamo e pensiamo. Il terzo, è il rapimento dell’animo nel Signore.

San Giovanni Climaco (circa 575-circa 650) La scala, cap. XXVII